Cosa si intende per deferenza
Fido deve imparare ad avere atteggiamenti deferenti per qualsiasi cosa richieda; questo rinforza la struttura gerarchica del gruppo e permette alla famiglia di vivere serenamente il rapporto con lui
Egregio Dottore, ho sentito spesso parlare di deferenza nel rapporto con il cane, ma cosa si intende precisamente per deferenza?
L’uomo ed il cane hanno in comune numerose
affinità sociali.
Anche il gatto, seppure in minore misura.
Vivono in gruppi famigliari e superfamigliari (branchi, comunità, colonie), riversano sulla prole premurose e formative cure genitoriali prolungate nel tempo, fanno uso del
gioco come mezzo di educazione dei piccoli e di sviluppo delle loro capacità di
relazione sociale, possiedono ampi e vari mezzi di
comunicazione, non solo vocale, a breve ed a lunga distanza, sviluppano e mantengono infine un sistema sociale fondato sulla
deferenza, sul
rispetto, sul
rapporto gerarchico.
Gli scontri sociali sono piuttosto rari e le relazioni si basano, oltre che sulla deferenza, sulla
trattativa piuttosto che sulla aggressività e la violenza.
La posizione sociale di un animale all’interno di una famiglia dipende dall’indole dell’animale, dai famigliari e dalle condizioni ambientali in cui l’animale e la famiglia ospite si trovano a vivere.
Non è corretto pertanto considerarla assoluta, né fissa: anzi il rango sociale è in un
perenne equilibrio variabile.
È fondamentale ricordare questo concetto nel corso della convivenza con un animale.
Anche a seguito di un percorso educativo:
l’educazione di un cane deve essere
incessante e così pure il proprietario deve risultare
coerente e
costante nel rapporto con il suo animale.
Una famiglia che voglia gestire nel modo appropriato l’amico a quattro zampe, offrendogli l’ambiente migliore per la sua
crescita e la sua
coabitazione con tutti i componenti del nucleo famigliare, deve avere ben chiaro che esso ricerca in modo innato nei famigliari quella
sicurezza che solo delle figure di
rango superiore gli possono offrire.
Un animale
mal gestito può diventare un caso difficile: questo si verifica quando le persone smettono di essere una guida per l’animale o non sono mai riuscite ad esserlo.
Il soggetto si sentirà in tali circostanze in dovere di assumere le funzioni di
capobranco o di protagonista nell’ambito della famiglia che lo ospita, con tutte le conseguenze negative che questa situazione tende a comportare.
La migliore
prevenzione è quella di controllare sempre tutte le azioni dell’animale, abituandolo a chiedere il permesso, il nostro “nulla osta” per qualsiasi iniziativa esso voglia intraprendere.
Non è dispotismo questo, ma solo adeguamento alla vita sociale che ogni cane (ed in buona misura anche gatto) sarebbe tenuto a osservare in presenza di suoi simili.
Un buon proprietario di cane (ma anche di gatto, perché no?) deve essere
il referente per il proprio animale.
Allevare un animale richiede pertanto anche un minimo di
sensibilità e di
conoscenze specifiche per non arrivare a trovarsi in situazioni quantomeno infelici.
La corretta
informazione inizia ancor prima di possedere un animale: richiedendo le indispensabili conoscenze al momento della scelta e dell’acquisto del soggetto, ma ciò è un’evenienza piuttosto rara e le conseguenze negative di questa superficialità si mostrano numerose.
Negli ultimi tempi sta mutando l’approccio di molte persone con la gestione dell’animale ed a fronte di molti proprietari, superficiali e poco accorti, se ne presentano nei miei ambulatori numerosi, interessati e desiderosi di avere una ottimale preparazione per una
serena convivenza con il proprio animale, nel rispetto delle sue esigenze, con la necessaria sicurezza per i conviventi e per tutti gli altri cittadini.
Il veterinario deve essere visto come il referente per il benessere del proprio animale.
Non sono mai fuori luogo le domande inerenti la conduzione dell’animale.
La salute dell’animale riguarda non solo l’assenza di patologie, ma anche il suo ottimale
stato psichico, la buona e corretta relazione con i famigliari, gli estranei e gli altri animali.
Un animale è opportuno che sia allevato e trattato da tutti i membri della famiglia con
affetto,
premure,
coerenza,
delicatezza,
disciplina.
Mai con violenza, abusi o crudeltà.
Questi sono atteggiamenti che prima o poi si ritorcono sul proprietario, sui famigliari o sugli estranei.
Maniere brusche o violente sono impiegate da proprietari
deboli o
impreparati, che talvolta si rivolgono negli ambulatori quando la situazione è ormai precipitata.
Non ottengono il fine cui si aspira, anzi brutalità e aggressività tendono ad inasprire la
competizione con l’animale ed esacerbare alcuni suoi
comportamenti aggressivi.
È indispensabile sin dai primi giorni controllare l’animale; avere in mano ogni sequenza di relazione con esso;
cessare di prestargli attenzione quando assume dei comportamenti e degli atteggiamenti dispotici ed aggressivi;
premiarlo e
incoraggiarlo solo quando è tranquillo e deferente, rispettoso.
I proprietari che trattano affettuosamente l’animale quando si presenta agitato, riescono in tal modo ad incentivare questo suo atteggiamento e quindi compiono a loro insaputa l’errore più frequente.
In ogni fase dell’insegnamento della buona
educazione, che corrisponde alla deferenza nei confronti della famiglia ospitante ma anche di tutti gli altri esseri umani, è necessario mostrarsi più
tenaci dell’animale.
Tutti i componenti della famiglia devono inoltre essere
coerenti, evitando di indurre l’animale a perseguire comportamenti sbagliati, rinforzandoli con premure ed attenzioni immeritate; un animale confuso da tali differenti atteggiamenti umani è un soggetto che con grande fatica e tensione troverà la strada per la buona condotta.
Esistono dei facili esercizi che tutti gli animali dovrebbero apprendere ancor prima di essere eventualmente condotti ai centri di addestramento, che si occupano primariamente di altri insegnamenti, e nessun animale è troppo vecchio per apprenderli.
Certamente nella giovane
età è più facile
educarlo.
Essenziale è, come sopra esposto, controllare sempre l’animale e le sue iniziative;
ignorarlo quando assume comportamenti sbagliati; non prestargli attenzione a meno che non si trovi seduto e tranquillo: situazione ottimale per ogni ulteriore apprendimento.
L’animale deve imparare ad assumere questi
atteggiamenti deferenti per qualunque cosa richieda:
cibo,
attenzione,
gioco,
coccole.
Questo rinforza quotidianamente
la struttura gerarchica del gruppo in lui innata e permette alla famiglia di vivere intensamente e gradevolmente il rapporto affettivo con il suo amico fedele.
Dottor Alberto Franchi medico veterinario a Verona
Ambulatorio Veterinario Borgo Venezia - Via Felice Casorati 19 - Verona
Ambulatorio Veterinario Borgo Trento - Via Vittorio Locchi 32/a - Verona
Telefono 347 9729098
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