Violenza sui cani: un metodo errato e controproducente per educarli
Con la brutalità non si educa, non si risolvono i problemi comportamentali, non si corregge la violenza, non si attenua l’ansia del cane
Carissimo Dottore, ho un problema con il mio cane: quando al mio rientro scopro che ha fatto la pipì sul pavimento, lo punisco (con la forza delle sgridate e con quella delle mani) ma lui non capisce nulla: anzi corre via, va in un’altra stanza e me la fa di nuovo. È un bel po’ che lo percuoto, ma non capisce ancora nulla. C’è un modo per picchiare gli animali in modo che ubbidiscano? Dopotutto mi sembra che mi faccio più male io alle mani che lui sul groppone, grazie.
Ho chiesto alla Redazione di inserire nella Rubrica con urgenza questa risposta perché sono
angosciato dalle molte domande al riguardo che mi giungono anche direttamente via Internet. Prima ancora di poter diagnosticare i motivi che possano indurre il cane del lettore a
sporcare il pavimento, mi preme bloccare questa comune ma
immotivata e
vergognosa abitudine di
usare violenza sui cani (ma anche sugli altri animali e SUI BAMBINI) al fine di
educarli.
Con la brutalità non si educa, non si risolvono i problemi comportamentali, non si corregge la violenza, non si attenua l’ansia (vale per bambini, gatti, cani).
Trovo inammissibile che con tutta l’informazione al riguardo, con il passaparola, con la professionalità di molti miei colleghi, con i molti canali televisivi, con le trasmissioni radiofoniche ci siano ancora così tanti proprietari di animali (e genitori, insisto) che, per
ignoranza ma con convinzione, impiegano la prepotenza per indurre alla
deferenza.
L’impiego della violenza (è una forma di aggressività, non scordiamolo) porta un cane a ritenere che
la combattività sia un valido mezzo di
comunicazione con l’uomo: non appena lo riterrà opportuno lo impiegherà anch'esso; viene definita
aggressività ridiretta.
Raggiunta la maturità e la necessaria massa corporea il cane utilizzerà la violenza come
mezzo comunicativo soprattutto contro gli individui più minuti (bambini, anziani, donne) e i cani non danno due sberle:
mordono!
La violenza inoltre induce un cane ansioso ad aumentare, intensificare, moltiplicare le sue
manifestazioni ansiose. Può indurre un cane a
deprimersi. Così invece di curarlo solo per l’ansia lo si deve curare anche per la
depressione (molto più impegnativo).
I cani, infine, non collegano
la punizione violenta (che mi ripugna, lo ribadisco) al
danno eventualmente provocato nelle ore precedenti: per essi un vaso di
Venini rotto non è un gran danno. Molte
manifestazioni d’ansia vengono ritenute dai proprietari “dispetti”. Chiariamo: i cani non sono così intelligenti né vendicativi da pianificare
i dispetti (nemmeno un bambino fino all’età prescolare è così acuto da progettare ritorsioni contro la mamma: si limita a sfogare
hinc et nunc il suo malessere, la sua insoddisfazione, la sua frustrazione. Poi tutto passa in capo a tre minuti e corre ad abbracciare i genitori).
Invito pertanto tutti coloro che mi leggono a cessare di
infierire aggressivamente su altri animali:
l’educazione,
la deferenza,
il rispetto si insegnano con mezzi adeguati, appropriati, civili, psicologicamente, pedagogicamente e socialmente accettabili.
Dottor Alberto Franchi medico veterinario a Verona
Ambulatorio Veterinario Borgo Venezia - Via Felice Casorati 19 - Verona
Ambulatorio Veterinario Borgo Trento - Via Vittorio Locchi 32/a - Verona
Telefono 347 9729098
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