Comportamento e Psicologia
Violenza sui cani: un metodo errato e controproducente per educarli
Con la brutalità non si educa, non si risolvono i problemi comportamentali, non si corregge la violenza, non si attenua l’ansia del cane
Dottor Alberto Franchi
Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre 2017 | 3 minuti di lettura
Ho chiesto alla Redazione di inserire nella Rubrica con urgenza questa risposta perché sono angosciato dalle molte domande al riguardo che mi giungono anche direttamente via Internet. Prima ancora di poter diagnosticare i motivi che possano indurre il cane del lettore a sporcare il pavimento, mi preme bloccare questa comune ma immotivata e vergognosa abitudine di usare violenza sui cani (ma anche sugli altri animali e SUI BAMBINI) al fine di educarli.
Con la brutalità non si educa, non si risolvono i problemi comportamentali, non si corregge la violenza, non si attenua l’ansia (vale per bambini, gatti, cani).
Trovo inammissibile che con tutta l’informazione al riguardo, con il passaparola, con la professionalità di molti miei colleghi, con i molti canali televisivi, con le trasmissioni radiofoniche ci siano ancora così tanti proprietari di animali (e genitori, insisto) che, per ignoranza ma con convinzione, impiegano la prepotenza per indurre alla deferenza.
L’impiego della violenza (è una forma di aggressività, non scordiamolo) porta un cane a ritenere che la combattività sia un valido mezzo di comunicazione con l’uomo: non appena lo riterrà opportuno lo impiegherà anch'esso; viene definita aggressività ridiretta.
Raggiunta la maturità e la necessaria massa corporea il cane utilizzerà la violenza come mezzo comunicativo soprattutto contro gli individui più minuti (bambini, anziani, donne) e i cani non danno due sberle: mordono!
La violenza inoltre induce un cane ansioso ad aumentare, intensificare, moltiplicare le sue manifestazioni ansiose. Può indurre un cane a deprimersi. Così invece di curarlo solo per l’ansia lo si deve curare anche per la depressione (molto più impegnativo).
I cani, infine, non collegano la punizione violenta (che mi ripugna, lo ribadisco) al danno eventualmente provocato nelle ore precedenti: per essi un vaso di Venini rotto non è un gran danno. Molte manifestazioni d’ansia vengono ritenute dai proprietari “dispetti”. Chiariamo: i cani non sono così intelligenti né vendicativi da pianificare i dispetti (nemmeno un bambino fino all’età prescolare è così acuto da progettare ritorsioni contro la mamma: si limita a sfogare hinc et nunc il suo malessere, la sua insoddisfazione, la sua frustrazione. Poi tutto passa in capo a tre minuti e corre ad abbracciare i genitori).
Invito pertanto tutti coloro che mi leggono a cessare di infierire aggressivamente su altri animali: l’educazione, la deferenza, il rispetto si insegnano con mezzi adeguati, appropriati, civili, psicologicamente, pedagogicamente e socialmente accettabili.
Dottor Alberto Franchi medico veterinario a Verona
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