Il mastino napoletano è una razza canina che deriva dai molossoidi rustici, diffusi nelle campagne delle regioni meridionali italiane.
La prima testimonianza dell'esistenza di un molossoide in compagnia dell'uomo è un bassorilievo Assiro, antico di 2500 anni, che raffigura un cane di grossa mole con arti possenti e struttura leonina, con pelle che si raccoglie in pliche e pieghe sul collo e sulla testa; è tenuto da un uomo molto piccolo in proporzione e porta in mano un bastone, che probabilmente vuole consapevolizzare lo spettatore riguardo al carattere dell'animale. Le prime notizie scritte riferibili alla razza sono da ricercare nelle citazioni del Canis Pugnax pesante, l'antico molosso romano impiegato nelle arene contro le belve, ma anche nella guardia alle ville di campagna. Una variante leggera veniva impiegata dalle legioni come cane da guerra, ma era un animale versatile, usato anche nella caccia alla grande selvaggina, nella conduzione delle mandrie e per la difesa personale. I romani ebbero grande importanza nella selezione della razza, incrociando i loro soggetti con i migliori molossi con i quali venivano a contatto durante le loro spedizioni, e quindi con i famosi Pugnaces Britanniae, importati dalla Britannia dai Celti e con i cani provenienti dalla Molossia, una provincia greca. All'inizio vennero impiegati nei combattimenti nelle arene e nei ludi venatorii, ma col passare dei secoli, il molosso italiano ha mantenuto il suo "posto di lavoro" al fianco di mandriani, carrettieri, cacciatori e anche briganti (celebri sono le sue rappresentazioni nei quadri settecenteschi di Bartolomeo Pinelli).
La razza si è così mantenuta - nelle due varianti - in forme rustiche, selezionata in base alla funzionalità nel lavoro, fino alla metà del XX secolo, quando il cinofilo Piero Scanziani fece conoscere, o meglio riscoprire, dalla cinofilia ufficiale, la tipologia "pesante", il mastino allevato principalmente nelle campagne napoletane e avellinesi.
Vale la pena di citare le parole con cui Scanziani ricorda il suo incontro con Guaglione, il capostipite dei libri genealogici del nostro mastino:
Inizialmente vennero mantenute le denominazioni "cane 'e presa", "molosso italiano", "cane mastino", "cane corso", poi attorno alla metà degli anni '60, venne stabilita (forse a seguito di pressioni da parte delle organizzazioni cinofile locali) la denominazione di "mastino napoletano".
La razza fu successivamente perfezionata dall'allevatore Mario Querci, con lo storico affisso di allevamento "di Ponzano", che riuscì a selezionare un tipo di cane che rispecchia l'odierno Mastino.
Oggi la razza in Italia e nel mondo è molto diffusa anche se, inevitabilmente, si tende a privilegiare una selezione impostata sull'esasperazione dei caratteri estetici, con una deriva verso l'ipertipo, pesante, linfatico, poco reattivo e funzionale.
I colori ammessi per il manto sono: fulvo, nero, lilla (ma noto a tutti come grigio) e tigrato.
Come tutti i cani di tipo molossoide,il mastino è a rischio di una serie di patologie congenite come la displasia del gomito,la displasia dell'anca,la rogna demodettica, e, più diffusa di tutte, la cosiddetta "torsione gastrica", alla quale si pone rimedio solitamente con un intervento chirurgico.
Carattere forte e leale, non ingiustificatamente aggressivo o mordace, difensore della proprietà e delle persone ha sempre un comportamento vigile, intelligente, nobile e maestoso.
Maschi da 65 a 75 cm. Femmine da 60 a 68 cm. La lunghezza del tronco è del 10% superiore all'altezza al garrese. La lunghezza totale della testa è pari ai 3/10 dell'altezza al garrese. Il rapporto cranio-muso è di 2 a 1.
Brachicefala, massiccia con cranio largo agli zigomi, la sua lunghezza totale raggiunge circa i 3/10 dell'altezza al garrese. Pelle abbondante con rughe e pliche, di cui una tipica e ben marcata che parte dall'angolo palpebrale esterno e discende sino all'angolo labiale. Gli assi longitudinali superiori del cranio e del muso sono tra loro paralleli.
Il cranio è largo, piatto in particolar modo fra le orecchie e leggermente convesso nella parte anteriore. Le arcate bizigomatiche sono molto pronunciate, ma con muscoli piatti. La loro larghezza è superiore alla metà della lunghezza totale della testa. I seni frontali sono molto sviluppati; la sutura metopica è marcata, l'apofisi occipitale appena accennata.
Sulla stessa linea della canna nasale non deve sporgere dalla linea verticale anteriore delle labbra; deve essere voluminoso con narici grandi e ben aperte. La sua pigmentazione è in rapporto col manto: nero nei soggetti neri, scuro negli altri manti e marrone nel mantello mogano.
È molto largo e profondo (alto), la sua lunghezza corrisponde a quella della canna nasale e sarà pari a 1/3 della lunghezza totale della testa. Le facce laterali sono tra loro parallele si da dare al muso, visto di fronte, una forma pressoché quadrata.
Di tessuto pesante, spesso ed abbondante. Le labbra superiori, viste di fronte, determinano alla loro congiunzione una "V" rovesciata. Il profilo inferiore laterale del muso è dato dalle labbra superiori. La loro parte più bassa è la connessura labiale, con mucose visibili, poste sulla perpendicolare calata dall'angolo esterno dell'occhio.
Forte con branche ben robuste con arcate dentarie che combaciano. La mandibola deve essere ben sviluppata lateralmente con incisivi regolarmente allineati.
Bianchi, ben sviluppati, regolarmente allineati, completi per numero. Gli incisivi della mascella superiore sfiorano con la loro faccia posteriore la faccia anteriore degli incisivi della mandibola (chiusura a forbice).
Situati in posizione subfrontale sono ben distanziati tra loro e con rime palpebrali tendenti al rotondo. Il bulbo oculare leggermente infossato e il colore dell'iride è in rapporto al colore del mantello.
Piccole in rapporto alla mole del cane, di forma triangolare, inserite al di sopra dell'arcata zigomatica. Se integre sono piatte e aderenti alla guancia; se amputate formeranno un triangolo quasi equilatero.
superiormente è leggermente convesso.
Lunghezza è di circa 2,8/10 dell'altezza al garrese.
troncoconica, ben muscoloso, il perimetro a metà della sua lunghezza è pari a circa 8/10 all'altezza del garrese.
il margine inferiore del collo è ricco di pelle lassa che forma una giogaia ben suddivisa, non abbondante, che inizia dalle branchie della mandibola e termina alla metà del collo.
La lunghezza del tronco è superiore del 10% all'altezza del garrese.
La linea superiore del dorso è retta con garrese che si presenta largo, lungo, non molto elevato.
Largo e lungo circa 1/3 dell'altezza al garrese. La regione lombare deve ben fondersi con il dorso con muscolatura ben sviluppata in larghezza. Il costato è ampio, con coste lunghe e ben cerchiate. La circonferenza del torace è di circa 1/4 superiore all'altezza del garrese.
Larga, robusta e muscolosa. La sua inclinazione, rilevata sul coxale, rispetto all'orizzontale è di circa 30 gradi. La sua lunghezza è pari a 3/10 dell'altezza al garrese. Le anche sono salienti tanto da giungere alla linea superiore lombare.
Largo, aperto con muscoli pettorali molto sviluppati. La sua larghezza è in rapporto diretto con quella del costato e raggiunge il 40/45% dell'altezza al garrese. Il manubrio dello sterno è situato al livello della punta dell'articolazione scapolo-omerale.
Con base larga, grossa alla radice; robusta, si affusola leggermente verso l'estremità. La sua lunghezza raggiunge l'articolazione del garretto. Viene amputata a circa 2/3 della sua lunghezza. In riposo è portata pendente e a scimitarra e in azione è orizzontale o poco più alta del dorso.
Nell'insieme: l'appiombo visto di profilo e di fronte è verticale con ossatura robusta e proporzionata alla mole.
La lunghezza è di circa 3/10 dell'altezza al garrese con un'inclinazione di 50-60 gradi sull'orizzontale. La muscolatura è ben sviluppata con muscoli lunghi e ben divisi. L'angolo dell'articolazione scapolo-omerale è di 105-115 gradi.
La sua lunghezza è di circa 30% dell'altezza al garrese. La sua obliquità è di 55-60 gradi sull'orizzontale ed è fornito di rilevante muscolatura.
Coperti di pelle abbondante e rilassata non sono troppo serrati alla parete del costato.
La sua lunghezza è quasi uguale a quella del braccio. Si presenta in perfetta verticale con ossatura robusta e muscolatura asciutta e ben sviluppata.
È sulla linea verticale dell'avambraccio, ben largo, asciutto e liscio.
È piatto e segue la linea verticale dell'avambraccio. La sua inclinazione è di circa 70-75 gradi. La sua lunghezza è pari a circa 1/6 della lunghezza dell'arto fino al gomito.
Di forma rotonda e voluminosa con dita arcuate e ben unite tra loro. I cuscinetti plantari sono asciutti, duri e ben pigmentati. Le unghie forti, ricurve e pigmentate scure.
Nell'insieme devono essere potenti e robusti, in proporzione con la mole e tali da assicurare la dovuta spinta nel movimento.
È lunga 1/3 dell'altezza al garrese ed è inclinata sull'orizzontale di circa 60 gradi. È larga con muscoli grossi e salienti, ma nettamente divisi tra loro. Il femore ed il coxale formano un angolo di 90 gradi.
Con lunghezza di poco inferiore a quella della coscia è inclinata di 50-55 gradi. Ha forte ossatura e muscolatura ben evidente.
L'angolo femoro-rotuleo-tibiale è di circa 110-115 gradi.
Molto lungo in rapporto all'ossatura della gamba, la sua lunghezza è di circa 2,5/10 dell'altezza al garrese. L'articolazione tibio-tarsica forma un angolo di 140-145 gradi.
Robusto e asciutto la sua forma è quasi cilindrica. La sua lunghezza è di circa 1/4 dell'altezza al garrese e la sua posizione è in perfetto appiombo. Eventuali speroni vanno amputati.
Più piccolo dell'anteriore, rotondo con dita serrate. Cuscinetti plantari asciutti, duri e pigmentati. Unghie forti, ricurve e pigmentate scure.
È uno dei caratteri tipici della razza. Al passo è dinoccolata, lenta e da orso. Nel trotto ha una forte spinta del posteriore ed un buon allungo dell'anteriore. Raramente galoppa. Andatura preferita: passo e trotto. L'ambio è tollerato.
Spessa, abbondante e lassa in tutto il corpo, particolarmente alla testa dove forma numerose pliche o rughe e al margine inferiore del collo dove forma giogaia.
Vitreo, denso; uguale di lunghezza, uniformemente liscio, fine e di lunghezza massima di cm 1,5. Non deve presentare alcun accenno di frangia.
I colori preferiti sono: grigio, piombo e nero, talvolta con piccole macchie bianche al petto e alle punte delle dita, nonché il mogano, il fulvo e il fulvo cervo. Tutti i mantelli possono essere tigrati. Sono tollerati il nocciola, il tortora e l'isabella.
Maschi da cm.65 a cm.75. Femmine da cm.60 a cm.68. Tolleranza ammessa cm.2 in più o in meno.
Maschi da 60 a 80 kg. Femmine da 50 a 60 kg.
I maschi devono avere due testicoli di aspetto normale e ben discesi nello scroto.
Ogni deviazione dalle caratteristiche indicate nella descrizione delle varie regioni costituisce un difetto, che deve essere penalizzato nel giudizio in rapporto alla sua gravità ed alla sua diffusione.
Prognatismo pronunciato; coda portata a tromba, altezze superiori o inferiori ai limiti tollerati.
Enognatismo, convergenza e divergenza accentuate degli assi cranio facciali, canna nasale concava o convessa o molto montonina, depigmentazione totale del tartufo, occhio gazzuolo, depigmentazione totale delle due rime palpebrali, strabismo bilaterale, mancanza di rughe, pliche e giogaia, monorchidismo, criptorchidismo, anurismo, brachiurismo congenito o artificiale, macchie bianche molto estese, macchie bianche alla testa.
Gli esperti di questa particolare razza sono tutti più o meno concordi nell’attribuirne l’origine nel continente asiatico e in particolare negli altopiani del Tibet da dove successivamente si è diffuso in tutto il mondo, soprattutto in Europa, secondo varie linee. La storia dell’antico molosso, a cui si riallaccia quella del Mastino Napoletano, segue le vicende storiche e le fasi più importanti dell’avventura umana. Da sempre gli uomini ed i cani vivono in simbiosi tra loro, condividendo emozioni, scoperte, conquiste, vittorie e affiancandosi nelle guerre, nelle battaglie e nella caccia.
Secoli fa, sugli altopiani dell’Himalaia, a guardia dei monasteri, viveva un molossoide di grande taglia, dalla grande testa, dalla grande potenza e dalla lunga coda ritorta sulla groppa: era il leggendario Mastino del Tibet, allevato dai Monaci buddisti. Coloro che hanno avuto la fortuna di averlo visto, lo hanno descritto incredibilmente come un cane di taglia veramente enorme, più simile ad un leone che ad un cane per mole. Lo stesso Marco Polo che molti secoli dopo li vide, ne rimase sconcertato. Alcuni studiosi pensano che possa essere nata proprio da questo animale la famosa leggenda dello Jeti, l’uomo delle nevi. E’ stato un cane, scomparso nel passato, che però ha lasciato la sua impronta genetica, venendo considerato a tutti gli effetti, il progenitore dei grossi cani da montagna e inoltre ascendente diretto del molosso assiro-babilonese, del quale abbiamo molte raffigurazioni in antichi disegni e documenti, come ad esempio la famosa Situla di Nabeth.
A sua volta quest’ultimo fu il progenitore diretto dei più potenti cani da guerra del mondo, i Molossi della Macedonia che furono utilizzati come vere e proprie macchine belliche nelle più grandi e devastanti guerre di quei tempi in quel territorio. Questi stupendi animali furono condotti nella grande città di Roma, dove verranno addestrati ad il combattimento e ai giochi nelle arene, nelle quali venivano svolte innumerevoli esibizioni e combattimenti spietati quasi sempre contro uomini e bestie feroci. I cani di Roma, nel corso dei secoli, si incrociarono sia con i cani dei Celti del Nord, giunti a Roma tramite le vittorie di Cesare sui Galli, sia con i Molossi dell’Epiro, arrivati attraverso i vari scambi commerciali con le flotte fenicee del Sud dal Mar Mediterraneo. Nei secoli successivi questi molossi venivano allevati principalmente nel Sud della nostra penisola, perché era proprio in questa zona, soprattutto nella parte considerata l’attuale Regione Campania che avevano luogo le grandi scuole di Gladiatori, come quella di Capua. I vari domini che si susseguirono nel Sud-Italia sono stati tutti significativi per la razza; ad esempio i reali di Spagna portarono i cani dei “conquistadores” che erano caratterizzati da grosse teste e da arti corti, erano chiamati “perro da presa” che in seguito venne modificato in “cane ‘e presa”, che è rimasto nel gergo partenopeo. Nel susseguirsi degli anni viene attribuito a questa razza il nome “Mastino” che deriva da “massatinus”, ossia guardiano della masseria. All’inizio del XX sec. questa razza è utilizzata essenzialmente per sorvegliare i poderi nell’entroterra partenopeo. Durante la prima guerra mondiale viene letteralmente decimato e ne sopravvivono solo pochi esemplari. Fu nel 1946 che un grande personaggio della cinofilia italiana, il Sig. Piero Scanziani, scrittore di professione, riscopre questo antico molosso a Napoli.
Queste è quello che scrisse Scanziani dopo aver visto per la prima volta un Mastino Napoletano:
“Lo riconobbi all’istante: era uno dei cento che Paolo Emilio il Macedonico aveva portato in Roma al suo trionfo. Era il gran cane d’Epiro, figlio degli assiri, nipote dei tibetani, era il Molossus. Guaglione dall’alto dei suoi secoli, mi fissava imperturbabile, occhi non ostili e non gentili, sguardo che non dà e non chiede: rimira. Rimirava Arno, tenuto al mio guinzaglio. Arretrai ricordando D’Annunzio: molosso pronto ad azzannar senza latrato. Guaglione divenne patriarca.”
E così Scanziani riuscì a rigenerare la razza del Mastino Napoletano. Seguirono i primi passi nella cinofilia ufficiale con l’esordio all’esposizione di Napoli del 1946 quando otto Mastini vengono presentati, ma con scarso successo per la disomogeneità del tipo. In seguito la razza prende campo e al gruppo iniziale di allevatori partenopei, si affianca in Toscana, e precisamente nella città di Prato, quella persona che nei trenta anni successivi sarebbe diventato una vera e propria leggenda nell’ambito della cinofilia mondiale, Mario Querci, titolare dell’allevamento “di Ponzano”.
Questa è, raccontata in breve, l’incredibile storia del Molosso italiano che oggi è considerata una delle razze più antiche al mondo e che a mio parere dovrebbe essere tutelata al meglio considerandola un monumento vivente e parte della nostra cultura di italiani.
Cane di grande taglia e mole di aspetto imponente che esprime potenza, fierezza e forza.
E' la razza più indicata per la difesa della proprietà. Il Mastino Napoletano è un cane da guardia al quale è possibile assegnare in custodia un qualsiasi territorio, certi che lo proteggerà e non ne varcherà mai i confini e certi che nessuno potrà mai penetrare nella sua zona di dominio. Potrebbe essere definito una “sentinella armata”.
Allo stesso tempo è un cane affettuoso e struggente con le persone alle quali è affezionato, con il proprio padrone e la famiglia che lo accoglie. Il mastino non deve mai essere abituato ad attaccare o a difendere perché si confonderebbe la sua vera natura. Pertanto non sono vere le storie che vengono raccontate sulla razza; se si rispetta la sua natura caratteriale lui non attaccherebbe mai senza una giustificazione precisa.
ORIGINE: Italia
CLASSIFICAZIONE FCI
Gruppo 2 : cani di tipo Pinscher e Schnauzer, Molossoidi e cani da montagna e bovari svizzeri.
Sezione 2.1 : Molossoidi, tipo dogue
Senza prova di lavoro
CENNI STORICI: il Mastino Napoletano è un discendente dei grandi molossi romani già descritti da Columella nel primo secolo dopo Cristo nel suo libro "de re rustica" . Si diffuse in tutta Europa al seguito delle Legioni Romane e diede origine a numerose razze di mastini nei paesi occupati. Sopravvissuto in seguito nelle campagne attorno a Napoli per molti secoli, in particolare ai piedi del Vesuvio, fu riselezionato nel 1947 grazie all' impegno di un gruppo di cinofili.
Aspetto generale: razza di grande mole. La sua conformazione generale è quella di un pesante brachimorfo il cui tronco è più lungo dell'altezza al garrese.
Proporzioni importanti
altezza al garrese:
maschi da 65 a 73 cm.
femmine da 60 a 68 cm
Lunghezza del tronco del 10% superiore all'altezza al garrese.
La lunghezza totale della testa è pari ai 3/10 dell'altezza al garrese. Il rapporto cranio-muso è di 2 a 1.
Comportamento e carattere: carattere forte e leale, non ingiustificatamente aggressivo o mordace, difensore delta proprietà e delle persone ha sempre un comportamento vigile, intelligente, nobile e maestoso.
Testa: brachicefala, massiccia con cranio largo agli zigomi, la sua lunghezza totale raggiunge circa i 3/10 dell'altezza al garrese. Pelle abbondante con rughe e pliche, di cui una tipica e ben marcata che parte dall'angolo palpebrale esterno e discende sino all'angolo labiale. Gli assi longitudinali superiori del cranio e del muso sono tra loro paralleli.
Regione craniale: iI cranio è largo, piatto in particolar modo fra le orecchie e leggermente convesso nella parte anteriore. Le arcate bizigomatiche sono molto pronunciate, ma con muscoli piatti. La loro larghezza è superiore alla metà della lunghezza totale della testa. I seni frontali sono molto sviluppati; la sutura metopica è marcata, l'apofisi occipitale appena accennata.
Regione facciale
Tartufo: sulla stessa linea della canna nasale e non deve sporgere dalla linea verticale anteriore delle labbra; deve essere voluminoso con narici grandi e ben aperte. La sua pigmentazione è in rapporto col manto: nero nei soggetti neri, scuro negli altri manti e marrone nel mantello mogano.
Muso: molto largo e profondo (alto), la sua lunghezza corrisponde a quella della canna nasale e sarà pari a 1/3 della lunghezza totale della testa. Le facce laterali sono tra loro parallele si da dare al muso, visto di fronte, una forma pressoché quadrata.
Labbra: di tessuto pesante, spesso ed abbondante. Le labbra superiori, viste di fronte, determinano alla loro congiunzione una "V" rovesciata.Il profilo inferiore laterale del muso è dato dalle labbra superiori. La loro parte più bassa è la commessura labiale, con mucose visibili, poste sulla perpendicolare calata dall'angolo esterno dell'occhio.
Mascella: forte con branche ben robuste con arcate dentarie che combaciano. La mandibola deve essere ben sviluppata lateralmente con incisivi regolarmente allineati.
Denti: bianchi, ben sviluppati, regolarmente allineati, completi per numero. Gli incisivi della mascella superiore sfiorano con la loro faccia posteriore la faccia anteriore degli incisivi della mandibola (chiusura a forbice).
Occhi: situati in posizione subfrontale sono ben distanziati tra loro e con rime palpebrali tendenti al rotondo. Il bulbo oculare leggermente infossato e il colore dell'iride è in rapporto al colore del mantello.
Orecchie: piccole in rapporto alla mole del cane, di forma triangolare, inserite al di sopra dell'arcata zigomatica. Se integre sono piatte e aderenti alla guancia; se amputate formeranno un triangolo quasi equilatero.
Collo
Profilo superiormente leggermente convesso.
Lunghezza: circa 2,8/10 dell'altezza al garrese.
Forma: troncoconica, ben muscoloso, il perimetro a metà della sua lunghezza è pari a circa 8/10 all'altezza del garrese.
Pelle: il margine inferiore del collo è ricco di pelle lassa che forma un sottogola ben suddiviso, non abbondante, che inizia dalle branche della mandibola e termina alla metà del collo.
Tronco: la lunghezza del tronco è superiore del 10% all'altezza del garrese.
Linea superiore: la linea superiore del dorso è retta con garrese che si presenta largo, lungo, non molto elevato.
Dorso: largo e lungo circa 1/3 dell'altezza al garrese. La regione lombare deve ben fondersi con il dorso con muscolatura ben sviluppata in larghezza.Il costato è ampio, con coste lunghe e ben cerchiate. La circonferenza del torace è di circa 1/4 superiore all'altezza del garrese.
Groppa: larga, robusta e muscolosa. La sua inclinazione, rilevata sul coxale, rispetto all'orizzontale è di circa 30 gradi. La sua lunghezza è pari a 3/10 dell'altezza al garrese. Le anche sono salienti tanto da giungere alla linea superiore lombare.
Petto: largo, aperto con muscoli pettorali molto sviluppati. La sua larghezza è in rapporto diretto con quella del costato e raggiunge il 40/45% dell'altezza al garrese. II manubrio dello sterno è situato al livello della punta dell'articolazione scapolo-omerale.
Coda: base larga, grossa alla radice; robusta, si affusola leggermente verso I'estremità. La sua lunghezza raggiunge l'articolazione del garretto. Viene amputata a circa 2/3 della sua lunghezza. In riposo è portata pendente e a scimitarra e in azione è orizzontale o poco più alta del dorso.
ARTI
Arti anteriori: l'appiombo visto di profilo e di fronte è verticale con ossatura robusta e proporzionata alla mole.
Spalle: la lunghezza è di circa 3/10 dell'altezza al garrese con un'inclinazione di 50-60 gradi sull'orizzontale. La muscolatura è ben sviluppata con muscoli lunghi e ben divisi. L'angolo dell'articolazione scapolo-omerale è di 105-115 gradi.
Braccio: la sua lunghezza è di circa 30% dell'altezza al garrese. La sua obliquità è di 55-60 gradi sull'orizzontale ed è fornito di rilevante muscolatura.
Gomiti: coperti di pelle abbondante e rilassata non sono troppo serrati alla parete del costato.
Avambraccio: la sua lunghezza è quasi uguale a quella del braccio. Si presenta in perfetta verticale con ossatura robusta e muscolatura asciutta e ben sviluppata.
Carpo: sulla linea verticale dell'avambraccio, ben largo, asciutto e liscio.
Metacarpo: piatto, segue la linea verticale dell'avambraccio. La sua inclinazione è di circa 70-75 gradi. La sua lunghezza è pari a circa 1/6 della lunghezza dell'arto fino al gomito.
Piede: di forma rotonda e voluminosa con dita arcuate e ben unite tra loro. I cuscinetti plantari sono asciutti, duri e ben pigmentati. Le unghie forti, ricurve e pigmentate scure.
Arti posteriori: nell'insieme devono essere potenti e robusti, in pro orzione con la mole e tali da assicurare la dovuta spinta nel movimento.
Coscia: e' lunga 1/3 dell'altezza al garrese ed è inclinata sull'orizzontale di circa 60 gradi. E' larga con muscoli grossi e salienti, ma nettamente divisi tra loro. II femore ed il coxale formano un angolo di 90 gradi.
Gamba: lunghezza di poco inferiore a quella della coscia è inclinata di 50-55 gradi. Ha forte ossatura e muscolatura ben evidente.
Ginocchio: l'angolo femoro-rotuleo-tibiale è di circa 110-115 gradi.
Garretto: molto lungo in rapporto all'ossatura della gamba, la sua lunghezza è di circa 2,5/10 dell'altezza al garrese. L'articolazione tibio-tarsica forma un angolo di 140-145 gradi.
Metatarso: robusto e asciutto la sua forma è quasi cilindrica. La sua lunghezza è di circa 1/4 dell'altezza al garrese e la sua posizione è in perfetto appiombo. Eventuali speroni vanno amputati.
Piede: più piccolo dell'anteriore, rotondo con dita serrate. Cuscinetti plantari asciutti, duri e pigmentati. Unghie forti, ricurve e pigmentate scure.
Andatura: e' uno dei caratteri tipici della razza. Al passo è dinoccolata, lenta e da orso. Nel trotto ha una forte spinta del posteriore ed un buon allungo dell'anteriore. Raramente galoppa. Andatura preferita: passo e trotto. L'ambio è tollerato.
Pelle: spessa, abbondante e lassa in tutto il corpo, particolarmente alla testa dove forma numerose pliche o rughe e al margine inferiore del collo dove forma sottogola.
Mantello
Pelo: vitreo, denso; uguale di lunghezza, uniformemente liscio, fine e di lunghezza massima di cm. 1,5. Non deve presentare alcun accenno di frangia.
Colore: i colori preferiti sono: grigio, piombo e nero, talvolta con piccole macchie bianche al petto e alle punte delle dita, nonché il mogano, il fulvo e il fulvo cervo. Tutti i mantelli possono essere tigrati. Sono tollerati il nocciola, il tortora e l'isabella.
Taglia e peso
Altezza al garrese
maschi da cm.65 a cm.75.
femmine da cm.60 a cm.68.
Tolleranza ammessa cm.2 in più o in meno.
Peso:
maschi da 60 a 70 kg.
femmine da 50 a 60 kg.
Difetti
Ogni deviazione dalle caratteristiche indicate nella descrizione delle varie regioni costituisce un difetto, che deve essere penalizzato nel giudizio in rapporto alla sua gravità ed alla sua diffusione.
Difetti eliminatori
Prognatismo pronunciato; coda portata a tromba, altezze superiori o inferiori ai limiti tollerati.
Difetti da squalifica
Esognatismo, convergenza e diverenza accentuate degli assi cranio facciali, canna nasale concava o convessa o molto montonina, depigmentazione totale del tartufo, occhio gazzuolo, depigmentazione totale delle due rime palpebrali, strabismo bilaterale, mancanza di rughe, pliche e sottogola, monorchidismo, criptorchidismo, anurismo, brachiurismo congenito o artificiale, macchie bianche molto estese, macchie bianche alla testa.
N.b. I maschi devono avere i testicoli di aspetto normale completamente discesi nello scroto.