Salute e Nutrizione

La visita veterinaria: un appuntamento importante nella vita dei nostri amici a 4 zampe

La visita veterinaria può costituire fonte di stress per il cane: analizziamo quali sono i fattori determinanti e scopriamo come ridurre la paura

Dottoressa Sara Maffi

Ultimo aggiornamento: 26 Dicembre 2017 | 10 minuti di lettura

In diversi studi scientifici è stato provato che la visita dal veterinario può essere un fattore di stress per i cani.
In particolare ho avuto la possibilità di partecipare ad uno studio di questo tipo durante lo svolgimento della mia tesi Magistrale (Sara Maffi, 2014, “La termografia come potenziale strumento per valutare lo stress nel cane (Canis familiaris): uno studio pilota durante la visita veterinaria”, Relatore: Dott.ssa Clara Palestrini, Correlatore: Prof.ssa Emanuela Prato-Previde).

In questo studio sono stati valutati quattordici cani adulti e in salute durante una visita veterinaria standard, effettuata da un veterinario ad essi sconosciuto e in presenza dei loro rispettivi proprietari. Si trattava di una semplice visita di routine che non comportava manipolazioni dolorose per gli animali.
Tramite una videocamera è stato registrato il comportamento dei soggetti in tutte le tre fasi dello studio, ossia: pre-visita (durante l’attesa nella sala d’aspetto dello studio veterinario), visita (il cane si trovava sul tavolo delle visite) e post-visita (il cane era ancora nello studio del veterinario ma per terra e poteva muoversi) e sono state raccolte le temperature oculari tramite la termocamera.
La termocamera era lo strumento innovativo di questo studio pilota, in cui si voleva vedere se anche per i cani la termografia a infrarossi (IRT) potesse essere considerato un nuovo metodo non invasivo da utilizzare durante la valutazione del benessere e delle risposte allo stress.
Questo strumento è già stato validato in diversi studi e viene già utilizzato per questo scopo in altre specie animali da allevamento e laboratorio (bovini, suini, pecore, capre, cavalli, conigli, topi); ma per i cani, invece, mancano ancora dati e informazioni.

Stress veterinario

Con la termocamera è possibile monitorare l’andamento della temperatura cutanea degli animali durante una condizione stressante o molto stressante (es. trasporto, procedure di routine in allevamento come la castrazione ecc...). In caso di stress, infatti, le catecolamine e il cortisolo (due ormoni collegati allo stress) aumentano la loro concentrazione ematica e ne risulta una risposta metabolica e vasomotoria (generalmente un incremento della temperatura interna e una vasocostrizione periferica) che può essere rilevata tramite la termografia.
I dati delle temperature prese a livello oculare tramite la termocamera sono poi stati messi a confronto con i parametri comportamentali (un altro indicatore di stress) ottenuti tramite le videoregistrazioni.
Dai risultati è emerso che i livelli di attività dei cani e i comportamenti legati allo stress sono variati nel corso delle tre differenti fasi del test.
In particolare, i dati termografici hanno evidenziato la presenza di un picco nella temperatura oculare dei cani durante la fase della visita veterinaria.
A livello comportamentale, invece, questa fase è risultata essere quella in cui i soggetti testati hanno mostrato il minor livello di attività.
Durante questa fase, infatti, si è avuta la manifestazione, nella metà dei soggetti, di un comportamento ritenuto indice di stress: il "freezing", ossia "stare immobile".

Poiché la procedura utilizzata non prevedeva nessuna manipolazione dolorosa per gli animali, è probabile che la visita abbia rappresentato uno stressor psicogeno, causato dall’esposizione a un ambiente nuovo e minaccioso, dall’imprevedibilità e dalla mancanza di controllo sugli eventi esterni (Hennessy, 2013; Toates, 2001).
In particolare, sembra che quando i cani hanno a che fare col veterinario, basandosi anche sulle esperienze avute in precedenza, realizzino che non è possibile mettere in atto una strategia attiva e mostrino quindi un comportamento passivo, adottando un atteggiamento statico che arriva in alcuni casi al “freezing”.

Paura del veterinario

L’aumento rilevato nella temperatura oculare dalla termocamera quando i cani si trovano sul tavolo della visita può perciò essere messo in relazione all’attivazione dell’asse HPA (Cook et al., 2001; Pavlidis et al., 2002), particolarmente sensibile agli stressor di tipo psicogeno e ai suoi effetti sul metabolismo e può inoltre essere collegato alla vasodilatazione periferica data dall’attivazione del sistema parasimpatico durante il freezing (Alm, 2004; Romero, 2010).
Tutti i cani testati avevano già avuto precedenti esperienze di visite veterinarie, quindi si può ritenere che l'anticipazione di un evento spiacevole può avere contribuito nella risposta di stress, a conferma degli studi che hanno associato una componente cognitiva dello stress con l’aumento nella temperatura oculare (Pavlidis et al., 2002; Stewart et al., 2005; Vianna e Carrive, 2005).

Senza entrare nel merito di quelle che sono state le conclusioni per quanto riguarda l’uso della termocamera, volevo in quest’occasione porre l’attenzione sul fatto che anche in questo studio i risultati ottenuti confermano quelli di Döring e colleghi (2009), che avevano già mostrato come la visita veterinaria rappresenti una condizione stressante per i cani.
Il fatto quindi che la visita veterinaria può costituire fonte di stress per i nostri animali, è un elemento che non va sottovalutato in quanto lo stress, soprattutto a livelli cronici, può comportare diversi problemi di salute e tuttavia, si sa, la visita veterinaria è un momento importante e inevitabile nella vita dei nostri amici a quattro zampe.

Può essere utile, perciò, conoscere alcuni elementi su cui porre attenzione.
Gli studi di etologia hanno messo in evidenza il fatto che la formazione di un’associazione fra uno stimolo e un’emozione “positiva” salvaguarda dal successivo sviluppo di un’associazione negativa con lo stimolo stesso. Per quanto riguarda ad esempio gli animali domestici come gatti e cani, possiamo quindi ritenere che se li mettiamo nelle condizioni di poter fare esperienza con una vasta gamma di eventi sociali e fisici, facendo in modo che formino con questi eventi associazioni emotive positive, li potremo proteggere in seguito dal sviluppare risposte negative (ad esempio stress e paura) correlate a tali eventi.

Visita ambulatorio veterinario

Una volta creata un’associazione fra uno stimolo e una risposta emotiva positiva, è molto più difficile per l’animale associarlo successivamente con una risposta emotiva negativa, rispetto al caso in cui non sia stata fatta alcuna associazione in precedenza. Questo processo è chiamato “inibizione latente”.
A fronte di questo, considerando in particolare il caso della visita veterinaria, può essere utile quindi che i nostri animali abbiano una piacevole esperienza nell’ambulatorio veterinario: è importante che in occasione della prima visita sperimentino eventi postivi, come complimenti e bocconcini, prima di essere sottoposti a qualsiasi altro tipo di trattamento. Questo aiuterà a ridurre la possibilità che sviluppino un’associazione fra paura e ambulatorio, anche se in seguito vi entreranno per una prassi meno piacevole.
Se la prima esperienza con l’ambulatorio è anche solo un po’ sgradevole, sarà molto più facile che imparino ad associare allo stesso una risposta correlata alla paura (Appleby et al., 2002; Casey, 2004).
Questo fattore è emerso anche nel già citato studio di Doring e colleghi (2009), che hanno appunto rilevato il fatto che tra i cani testati durante la visita, quelli che in precedenza avevano avuto esperienze positive durante i trattamenti, si sono mostrati meno “paurosi” rispetto a quelli che avevano invece avuto esperienze negative.

Un altro elemento da considerare è l’influenza che il proprietario può avere sull’animale (Campbell, 1985). È importante che il proprietario si mostri il più rilassato possibile durante questa occasione. Se il cane ci vede preoccupati sarà portato a ritenere che l’evento della visita sia effettivamente una situazione “paurosa” da temere (Heath, 1996; Jones, 1997).
È controproducente poi cercare di calmare o rassicurare il cane che si mostra impaurito, in quanto tutto ciò non farà che rinforzare, seppur involontariamente, quella che è la paura dell’animale (Hart and Hart, 1985; O’Farrell, 1987; Eckstein, 1996; Askew, 1997; Walker et al., 1997).
Anche punizioni e sgridate sono del tutto inutili, in quanto non faranno che aumentare ancora di più la paura del cane (O’Farrell, 1987).

Si è visto inoltre che anche il modo in cui il veterinario tratta l’animale è un fattore determinante per ridurre o eliminare lo stress o la paura della visita. Un veterinario che si mostra “amichevole” e gentile con cane e proprietario metterà a loro agio entrambi, creando così una situazione piacevole, e contribuirà quindi a rendere la visita un evento positivo (Schmidke, 1973; Richardson, 1976; Bergler, 1988; Case, 1988; Simpson, 1997).
Questi ed altri elementi, di cui molti ancora oggetto di studi e ricerche, potranno essere utili per far sì che le visite veterinarie non diventino causa di problemi per i nostri amici a quattro zampe.


BIBLIOGRAFIA
  • Sara Maffi, (2014), “La termografia come potenziale strumento per valutare lo stress nel cane (Canis familiaris): uno studio pilota durante la visita veterinaria”, Relatore: Dott.ssa Clara Palestrini, Correlatore: Prof.ssa Emanuela Prato-Previde, Facoltà di Veterinaria, Università degli Studi di Milano.
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Dott.ssa Sara Maffi 
Laureata in Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali 
Specializzata in Interazione Uomo-Animale
E-mail: sara1988@hotmail.it
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