Comportamento e Psicologia
Comunicare con il gatto
Come comunicano i gatti? Come imparare a comprenderli e a farsi comprendere correttamente da loro?

Dottor Alberto Franchi
Ultimo aggiornamento: 11 Maggio 2022 | 3 minuti di lettura

Ma dobbiamo considerare che i mezzi di comunicazione di cui tutti gli animali superiori sono stati dotati sono tre: vocale, visivo, olfattivo, tutti utilizzati anche dall’uomo, ma distrattamente scordati dall’immaginario collettivo.
Il gatto, che con gli SMS ha ancora serie difficoltà di invio, utilizza i tre mezzi di comunicazione sopra ricordati per relazionarsi con i conspecifici e con gli altri animali, uomo compreso.
L’olfatto è per il gatto quello che per noi sono l’agenda, il documento d’identità ed il “post-it” che appiccichiamo un po’ dovunque per segnalare qualcosa di più o meno importante a noi stessi o ai nostri amici. Infatti attraverso le secrezioni odorose di ghiandole sebacee cutanee collocate in diversi punti del corpo (concentrate in aree come la coda, il mento, la fronte, le labbra, i cuscinetti plantari) e con la marcatura con feci ed urine l’animale riesce a veicolare attraverso il tempo e lo spazio il segnale della sua presenza. Segnale che, grazie a particolari sfumature odorose, viene riconosciuto sia da se stesso, sia dagli appartenenti al suo gruppo, sia da gatti estranei, così come dagli altri animali.

Animali abituati ad osservare ed a cacciare in silenzio, i gatti hanno una capacità sorprendente a distinguere le piccole ed a volte impercettibili mutazioni del corpo.
Sanno cogliere le variazioni della dimensione e della forma della pupilla, la direzione dello sguardo, il posizionamento della coda e della orecchie, il portamento della testa, la postura ed il modo di incedere del gatto o dell’animale che li fronteggia, ed attraverso questi messaggi silenziosi intuiscono le intenzioni dell’altro ed adeguano ad esse il loro comportamento.
La comunicazione vocale è basata su differenti tipi di espressione, dai più tenui, come le fusa, il brontolio, il soffio, fino al miagolio ed al richiamo.
Chiunque può notare le differenze nella vocalizzazione e cimentarsi a comprendere gli intendimenti espressi in tal modo dall’animale.
Imparare a comprenderlo non è facile, né immediato, anche perché i segnali che ci giungono o non riusciamo a percepirli, o ci sfuggono per disattenzione, dato che sono troppo differenti dal nostro modo di comunicare.
Farci comprendere correttamente dal felino consegue ad un nostro precedente apprendimento, quindi richiede informazione, tempo ed esercizio.
Ma non dobbiamo disperare: egli ci osserva e tutto ciò che desidera comprendere da noi, che lo vogliamo o meno, lo ha già appreso.
Dottor Alberto Franchi medico veterinario a Verona
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